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GUIDA TURISTICA DEL PIANETA TERRA: UN'ESILARANTE AVVENTURA DALLA NAMIBIA ALLA LIGURIA
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GUIDA TURISTICA DEL PIANETA TERRA: UN'ESILARANTE AVVENTURA DALLA NAMIBIA ALLA LIGURIA
Qui sotto alcune delle foto più affascinanti della nostra discesa di due giorni del
fiume Ardèche, nel sud della Francia, e un divertente e interessante diario di viaggio.
Questa è solo una parte di un meraviglioso itinerario di viaggio in camper tra Francia e Spagna.
Dateci un'occhiata!
Alla fine del diario del nostro viaggio in Francia eravamo arrivati a Sainte-Marie-de-la-Mer, in Camargue.
Il nostro itinerario continuò guidando con piacere
per la colorata campagna francese – che da sola avrebbe meritato
una vacanza - fino a Vallon Pont d’Arc. Questa cittadina è
attraversata dal fiume Ardèche, che da qui, per 32 spettacolari
chilometri, scorre sul fondo di un impressionante canyon.
Il mezzo migliore
per ammirare le gole dell’Ardeche è ovviamente la canoa. Ci
sono numerose agenzie di viaggio che affittano kayak e che poi recuperano i
turisti a valle, al punto d’arrivo. Ci sono anche diversi
percorsi tra cui scegliere: dall'itinerario più breve, di otto
chilometri, a quello che percorre tutte le gole, suddiviso in
due giorni con in mezzo una notte di campeggio.
Noi scegliemmo
quest’ultima possibilità. Il costo della canoa per due giorni fu
di 35 euro a testa, mentre una notte in campeggio (da prenotare
in anticipo, nei weekend d’alta stagione, a meno di non avere la
faccia tosta di campeggiare senza permesso) veniva 10 euro… Non
è un’avventura costosa.
Partimmo subito prima
di pranzo, in modo da mangiare sul fiume. L’Ardeche era ampio e
tranquillo, con occasionali rapide di secondo grado. L’acqua era
verde, le scoscese pareti del canyon grigie. Purtroppo, essendo
sabato, c’era moltissima gente ad accompagnarci nell'itinerario canoistico: più che un fiume sembrava un
parco giochi. Peccato, perché quella natura spettacolare e
selvaggia meritava maggiore pace.
Le rapide erano
semplici, ma non potevano essere sottovalutate. Alla prima, ad
esempio, una signora imbizzarrita mi tagliò la strada. Per non
investirla picchiai contro uno scoglio e mi capovolsi, prendendo
ginocchiate e gomitate contro tutte le rocce del fondo a parte
due. Mi rialzai e ripartii.
Siccome capottarsi
almeno una volta era la normalità, avere una fotocamera
subacquea era particolarmente utile. Quando si affittava un kayak si riceveva anche un bidone stagno, ma sarebbe stato molto scomodo
tenerci la macchina fotografica ed estrarla a ogni paesaggio spettacolare... anche
perché, lungo il percorso, c'erano continuamente panorami così belli che da soli valevano il viaggio.
Dopo alcuni
chilometri incontrammo il più impressionante arco di roccia che
si possa immaginare. Attraversava il canyon, da una parete
all’altra. Sotto il ponte naturale passavano il fiume e le
canoe, ma c’era tranquillamente spazio per un transatlantico (che tuttavia sarebbe stato fuori luogo).
Ci fermammo a
contemplare l’imponenza del paesaggio, quindi riprendemmo a
pagaiare seguendo il nostro lungo itinerario canoistico. La folla si diradava man mano che c’inoltravamo nelle
gole: la maggior parte dei turisti faceva tratti brevi. Il
paesaggio, invece, diveniva sempre più affascinante. Sulle
belle anse del fiume sporgevano scogliere e alberi, ai piedi di
pareti di granito alte centinaia di metri. A un certo punto,
mi fermai a guardarmi attorno e rimasi solo. C’era una pace
idilliaca. Mentre contemplavo il panorama non sapevo più
dov’ero: poteva essere il Canada come il Tibet. Mi sentivo parte
della natura e del mondo… è difficile da descrivere, ma fu
davvero un momento d’estasi.
A differenza che in
Canada o in Tibet, però, la temperatura era davvero ideale: si
stava benissimo in costume e tuffarsi nel fiume era un piacere
per rinfrescarsi. Solo nel tardo pomeriggio divenne leggermente
più freddo. A quell’ora, inoltre, cominciò a subentrare una
certa stanchezza. Il nostro campeggio pareva non arrivare mai.
Affamati quanto musulmani una sera di Ramadan, vedevamo la
vegetazione come verdura e i rari altri canoisti come cosce di
pollo. La contemplazione idilliaca continuava in
quell’ambiente selvaggio e silenzioso, ma avevamo anche dei
bisogni primari.
Dopo circa un milione
di chilometri, incontrammo il primo dei due campeggi autorizzati
sull’Ardeche. Il nostro purtroppo era quello dopo. Pagaiammo per
un’altra mezz’ora e finalmente sbarcammo. Ci sembrava d'avere viaggiato per mesi.
C’era già molta gente
accampata e intenta a cucinare carne sulla griglia – noi eravamo
praticamente gli ultimi... forse perché lungo il percorso avevamo cazzeggiato tantissimo, esplorando ogni angolo del fiume. Montammo la tenda e tirammo fuori le
cibarie dai bidoni stagni. Avevamo parecchia roba, ma ai nostri
occhi affamati sembravano giusto due stuzzichini. Utilizzammo la
griglia e la carbonella fornite dal campeggio e cuocemmo la
carne sulla brace.
Dopo cena
scendemmo alla spiaggia sul fiume e nella pace della notte nelle
gole ci fumammo un sigaro, a suggellare il bel momento. Una tradizione, per noi, quando ci troviamo in viaggio.
Il mattino dopo
impacchettammo la tenda e il resto e ripartimmo lungo l'itinerario. Il paesaggio
era sempre affascinante e il clima molto caldo. C’erano curiose
formazioni rocciose calcaree. Avvicinandosi all’arrivo, la
corrente del fiume, già scarsa, si fece praticamente inesistente.
Ricominciò a esserci gente. Pranzammo e giocammo a capottarci
vicendevolmente: era un buon modo per rinfrescarsi, tra l’altro.
Arrivammo al
traguardo stanchi e soddisfatti. Dovemmo attendere oltre un’ora
prima di venire caricati su un pullman che ci portasse al punto
di partenza. Montammo sul furgone e ripartimmo.
In conclusione, la
discesa dell’Ardeche è davvero spettacolare. Se possibile,
bisognerebbe compierla in giorni infrasettimanali, per evitare
l’affollamento. Forse sarebbe interessante provarla a maggio,
quando il livello dell’acqua è più alto e le rapide sono più
divertenti. Certo, a luglio, col caldo, è un vero piacere
tuffarsi e nuotare nel fiume.
Ci aspettavano
diverse ore d’auto prima d’arrivare a casa. Tra la visita dei paesi baschi e la discesa dell'Ardèche, era stata una
settimana a dir poco intensa. Un viaggio in paesi rinomati
per il turismo, eppure a suo modo originale, grazie allo
spirito d’improvvisazione, al continuo desiderio d’andare oltre,
d’esplorare tutto, e alla scelta di mete mai banali.
Ovviamente, un enorme
grazie andava al furgone camperizzato, la nostra casa mobile,
che finì la vacanza bello fiero e soddisfatto. La libertà
assoluta è un’utopia, ma sapeva d’avercela fatta annusare. Poi
gli parlai di barca a vela e lui s’offese, geloso: è ancora una
questione aperta tra me e lui quale sia il mezzo di trasporto
che doni più libertà.
E così, delirando
stanchi ma felici dopo un itinerario di 3000 chilometri, anche questo viaggio
finì. Era tempo di riposarsi e di pensare alle prossime ferie.
Perché anche il relax e la routine hanno il loro valore, ma
quando capita qualche occasione da cogliere, non bisogna
lasciarsela sfuggire!
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