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GUIDA TURISTICA DEL PIANETA TERRA: UN'ESILARANTE AVVENTURA DALLA NAMIBIA ALLA LIGURIA
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GUIDA TURISTICA DEL PIANETA TERRA: UN'ESILARANTE AVVENTURA DALLA NAMIBIA ALLA LIGURIA
Qui sotto alcune delle foto più affascinanti dalla Indonesia e un divertente e interessante diario di viaggio
pieno di informazioni e aneddoti che descrive l'intero itinerario.
Se non le avete ancora lette, date un'occhiate alle informazioni di viaggio e alla mappa
dell'itinerario qui: www.wildtrips.net/indonesia-it.htm.
L'arcipelago indonesiano è un affascinante insieme d'isole e isolette tra Oceano Indiano e Oceano
Pacifico, buona parte delle quali meritevoli di una vacanza. Nell'organizzazione
di un itinerario di viaggio in Indonesia bisogna quindi decidere quali isole visitare:
Bali e Lombok, le piu' turistiche? Giava, la piu' popolata? Le
selvagge Sumatra, Borneo e Sulawesi?
Noi decidemmo per un itinerario particolare che posso raccomandare a parte
qualche correzione. Iniziammo la vacanza da Kuala Lumpur, in Malesia, perché i voli erano più economici.
Da "KL" avremmo poi raggiunto
Singapore via terra e da lì, grazie ai voli low cost dell'ottima Air Asia,
Giava e Bali.
La visita di Kuala
Lumpur fu una prima esperienza interessante nella nostra vacanza asiatica; grattacieli, mercati,
templi, cibo esotico...
Di Kuala Lumpur ci
colpì inoltre il caldo afoso.
Camminando attraverso un parco cittadino, praticamente una piccola giungla,
raggiungemmo la Torre Menara e la sua terrazza panoramica a 276
metri d'altezza, dalla quale s'ammiravano i grattacieli della
città, tra cui le famose Petronas Towers. Nel tardo pomeriggio
girammo per vivaci mercatini caratteristici, che la sera si
trasformavano nella fiera del cibo a buon mercato.
Il giorno dopo ci
spostammo col treno per raggiungere la stazione degli autobus a
lungo raggio di Kuala Lumpur, che si trovava
fuori città. Da qui partimmo in pullman verso Singapore: sei ore
di viaggio più il passaggio alla dogana.
Arrivammo al tramonto
e subito la moderna Singapore ci colpì.
Gli alloggi economici erano quasi tutti pieni. Il mondo in vacanza a Singapore?
Trovammo infine un motel sporchissimo, che però vinse l'ambito premio di
"Camera più sudicia e sgradevole della vacanza", come si vedrà nel seguito di questo diario di viaggio.
La sera visitammo a piedi l'illuminatissimo
Clarke Quay, una delle zone più vivaci della città. Si
trovava lungo il fiume Singapore ed era un bel colpo d'occhio:
le luci dei bar sul lungofiume e quelle dei grattacieli si
riflettevano sull'acqua in una miriadi di giochi di colore.
C'erano locali originali e una certa allegria. Non mancavano i
turisti in vacanza, alcuni dei quali italiani.
Il giorno dopo,
sempre seguendo il fiume Singapore, raggiungemmo Marina Bay,
lo specchio d'acqua attorno a cui una giungla di grattacieli
crea una delle skyline più spettacolari del mondo, meta fissa per un itinerario di viaggio a Singapore. Fu una
bella passeggiata sotto a un sole caldo, ma non troppo. Su un
lato della baia svettava il Marina Bay Sands, un insieme di tre
grattacieli collegati sulla cima da un'enorme struttura a forma
di nave, struttura sulla quale una piscina a sfioro e dei bar
fornivano uno spettacolo davvero unico. Salimmo fino sul
tetto, visitando la parte accessibile a tutti, mentre le piscine erano per l'hotel, turisti ricchi
che in un giorno spendevano quanto noi in tutta la vacanza.
Di pomeriggio facemmo wakeboard e wakeskate (sci d'acqua, ma con tavola o skate) in un impianto chiamato Ski 360 degree: fu il momento sportivo del nostro itinerario di viaggio in Indonesia
(anche se eravamo a Singapore).
Ritornammo poi a
Marina Bay, che a partire dal tramonto si trasformava, nella
zona dell'Esplanade, in un vivace luogo di divertimento
con ristoranti, bar e musica dal vivo.
Questa zona moderna è
ben tenuta e, a partire dalla musica, "occidentalizzata", ma
camminando per il centro di Singapore trovammo anche i
tradizionali mercatini asiatici.
Il mattino dopo, Air
Asia ci portò da Singapore a Yogyakarta, nella parte
centrale dell'isola di Giava, in Indonesia. Già, proprio l'Indonesia, la meta del nostro
itinerario di viaggio di cui questo diario dovrebbe in teoria parlare (ecco, ora inizia).
A Yogyakarta, l'arrivo
all'aeroporto non fu come ci aspettavamo, volevamo informazioni e auto a noleggio, ma
in realtà non c'era nulla: ci sentivamo più persi che in vacanza.
Alla fine trovammo l'autonoleggio Avis in una strada non distante dall'aeroporto,
dove affittammo
una Toyota Avanza, un SUV di scarsa bellezza prodotto in
Indonesia, da riconsegnare a Surabaya, nella parte est di
Giava.
Visitammo il centro e il palazzo del Sultano, trovammo un
lussuoso albergo a 12 euro a testa per la notte, camminammo per i quartieri poveri.
Cenammo in hotel - buone le pietanze indonesiane, ma
ripetitive e meno saporite rispetto al cibo thailandese mangiato
a Singapore - e andammo presto a dormire dopo un'oretta di relax
a bordo piscina (finalmente un po' di vacanza).
Il giorno dopo
guidammo fino agli affascinanti templi di Borobudur e
Prambanan, insiemi d'imponenti edifici buddhisti costruiti
nel verde 1300 anni fa.
Sono mete turistiche relativamente
frequentate, spesso parte degli itinerari dei viaggi organizzati, ma non è ancora turismo di massa
e il contorno è molto rustico.
I templi meritarono
la visita per l'imponenza dei monumenti, nonché per l'atmosfera
mistica che raggiunse il top presso i meno famosi monumenti nei pressi di Prambanan,
in particolare il palazzo di Rato Boku.
In serata partimmo verso est, direzione
Gunung Bromo, scontrandoci col peggior traffico del mondo. Era
una strada a doppio senso, e per ogni corsia c'era una fila
interminabile di veicoli scassati che si muovevano a trenta
chilometri l'ora, mentre a bordo strada procedevano motorini
carichi di banane, persone e sterpaglie.
Il nostro itinerario
di viaggio rimase inevitabilmente rallentato.
Dovemmo dormire nel più sporco motel per camionisti del mondo: era zeppo d'insetti,
ma ci costò solo 4 euro.
Dopo 350 chilometri di strada
trafficata circondata da baracche e case, finalmente arrivammo ai piedi del Vulcano Bromo.
La strada saliva nella giungla, toccando villaggi e campi coltivati, fino al pittoresco villaggio di Wonokitri,
a duemila
metri di quota. Tra i tanti aggressivi venditori, trovammo un semplicissimo hotel e partimmo subito per la gita sul
Vulcano Bromo. Avevamo letto che era preferibile l'alba, ma
anche al tramonto fu fantastico, a bordo di una jeep con una guida poco anglofona ma simpatica.
Scendemmo nella caldera del vulcano,
per poi inerpicarci a cavallo sulla vetta di uno dei crateri più
recenti. Sbuffava fumo e zolfo a ripetizione.
In jeep raggiungemmo poi un punto panoramico
da cui ammirare il meraviglioso tramonto sulla caldera.
Il mattino c'inventammo un casuale itinerario di viaggio in macchina nella giungla, incontrando occasionali villaggi di contadini,
finché decidemmo inspiegabilmente di entrare a piedi in una scuola
Fu incredibile, perché maestri e alunni ci accolsero come extraterrestri, giocarono con noi, ridevano, ci chiesero l'autografo...
Sembrava davvero l'incontro tra due mondi diversi. Altro che vacanza, ci sentivamo degli esploratori d'altri tempi.
Dopo quell'esperienza
entusiasmante continuammo verso sud sulle strade secondarie, che erano un piacere,
tra giungla e villaggi. Trovammo un'indicazione per Sedangbiru, paese sul mare con palme e spiagge e barche di pescatori.
A essere furbi, il nostro itinerario di viaggio in Indonesia si sarebbe dovuto fermare qui per una dozzina d'anni.
Seguimmo una strada lungo la spiaggia, ammirando l'oceano, delle lagune, la vegetazione sulle spiagge
e un simpatico pescatore con la sua piroga.
Poco più avanti,
lungo la spiaggia, c'erano alcune casette. Speravamo ci fossero
un albergo e un ristorante, un'idea di vacanza all'occidentale assolutamente al di fuori degli standard di Sedangbiru e dintorni.
C'era invece soltanto un negozietto,
il cui proprietario che soprannominammo Mowgli ci propose di cucinarci una grigliata di pesce, per poi
farci dormire in spiaggia di fianco a un falò: accettammo subito!
La famiglia di Mowgli
era cattolica e la sola abitante di quella zona. Non c'erano né
turisti né altri indonesiani. Tra la cena, le chiacchiere a gesti e la notte in spiaggia, passammo una delle serate più incredibili non solo della vacanza, ma
della nostra vita!
La notte in realtà fu abbastanza scomoda e umida, ma ci svegliammo
in un posto magico, che esplorammo e ci godemmo per il resto della mattina: spero che queste emozioni emergano dal diario di viaggio. Mowgli ci propose di restare con lui,
ma a malincuore gli dicemmo che dovevamo continuare il nostro insensato itinerario.
Guidammo verso Bali alloggiando in un hotel di lusso a 13 euro a testa a notte. Vacanza di lusso a prezzi economicissimi!
Il giorno successivo
visitammo il Meru Bitiri National Park, ben fornito di
giungla, scimmie e spiagge.
Qui facemmo anche un giro in battello sul fiume: un itinerario improvvisato di grande soddisfazione, tra mangrovie
e spiagge e posti caratteristici.
Passata un'altra
piacevole notte nell'hotel lussuoso ci dirigemmo verso Bali passando per la non memorabile città di Banyuwangi.
Prendemmo il traghetto e raggiungemmo l'incredibile isola di Bali: spiagge,
piantagioni di riso, templi indù e un traffico infernale ci
accolsero.
Il nostro itinerario di viaggio in Indonesia in effetti fu spesso complicato dalla confusione sulle strade.
Raggiungemmo
l'immensa e caotica città di Kuta verso sera. Dopo qualche ricerca
trovammo un albergo adatto alle nostre esigenze (in centro, con
parcheggio e a buon prezzo). La movida di Kuta era vivacissima.
A Bali decine di maestri di surf offrono lezioni e
affitto tavola a buoni prezzi, così in quei giorni ci
divertimmo tra le onde. Attraversammo l'isola verso nord, lungo un itinerario su stradine idilliache come ci si potrebbe aspettare da Bali.
Il traffico qui non era più un problema mentre guidavamo tra
risaie a terrazza, laghi e colline verdi.
Il giorno successivo
volevamo fare snorkeling sulla barriera corallina dell'isola di Menjangan, che
ha splendidi fondali e pesci colorati: per andarci, basta chiedere a qualche tipo con la barchetta.
In traghetto tornammo da Bali a Giava e passando sempre lungo splendide spiagge arrivammo a
Surabaya.
Il traffico non era insopportabile come nella strada che avevamo percorso all'andata. Dall'aeroporto di Surabaya volammo a Kuala Lumpur con Air Asia e da
qui verso l'Italia.
Si concluse così
un'altra vacanza emozionante, un itinerario di viaggio casuale e migliorabile ma comunque molto soddisfacente.
Per tirare la somme, come finale di tale diario di viaggio, direi che tra i luoghi meravigliosi
descritti, certamente quelli che ci regalarono le emozioni più
grandi furono i villaggi al di fuori degli itinerari turistici,
visitati quasi per caso in assoluta libertà. Col senno di poi,
si sarebbe dovuto spendere più tempo a vagare così tra terre
sconosciute, magari riducendo alcuni pesanti spostamenti.
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