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GUIDA TURISTICA DEL PIANETA TERRA: UN'ESILARANTE AVVENTURA DALLA NAMIBIA ALLA LIGURIA
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GUIDA TURISTICA DEL PIANETA TERRA: UN'ESILARANTE AVVENTURA DALLA NAMIBIA ALLA LIGURIA
Qui sotto alcune delle foto più affascinanti dall'Oman e un divertente e interessante diario di viaggio
pieno di informazioni e aneddoti che descrive l'intero itinerario.
Se non le avete ancora lette, date un'occhiate alle informazioni di viaggio e alla mappa
dell'itinerario qui: www.wildtrips.net/oman-it.htm.
Per le vacanze di Natale, l'Oman è una meta perfetta, col suo clima caldo, i costi contenuti, la
popolazione amichevole e il numero di turisti mai eccessivo. Con entusiasmo, la mia ragazza e io
partimmo il 23 dicembre (una coppia di amici ci avrebbe
raggiunti il giorno seguente). Atterrammo a Muscat alle 3 del mattino ora locale
(quindi mezzanotte italiana). Ottenere il visto fu una veloce
formalità. Ci dirigemmo poi al banco Hertz dove ci attendeva la nostra
jeep, prenotata attraverso Auto Europe:
una Toyota Prado bianca e luccicante che si sarebbe
rivelata un mezzo di qualità.
Nella notte omanita,
guidammo verso il centro di Muscat, prima meta del nostro itinerario di viaggio in Oman, e ci fermammo a dormire in macchina lungo la
strada principale sul lungomare di Mutrah.
Ci svegliò il caldo
alle sei e mezza del mattino. I pochi passanti ci guardavano
incuriositi. Ci spogliammo dei vestiti italiani troppo pesanti e
c'incamminammo sul lungomare indossando pantaloncini e maglietta.
Era la Vigilia di Natale.
La città si presentò
elegante e ben tenuta, con belle montagne rosse che facevano da
sfondo a palazzi e moschee. Alle 7:30 s'animò il mercato del
pesce, che spiccava per vivacità e puzza. Camminavamo tra
pescatori, donne col velo e uomini omaniti intenti a trattare il
prezzo di pesci spada e seppie.
Apprezzammo molto
Mutrah e i dintorni. Proseguendo in jeep verso est, ci fermammo
a visitare l'elegante quartiere dove risiede il sultano,
quartiere in cui gli spazzini sono sostituiti dai lucidatori di
marmi. Ci dirigemmo poi verso la spiaggia di Bandar Jissah per
nuotare e fare snorkeling. Sbagliammo strada e ci recammo invece
nel paese di Jissah. Poco male, sia perché volevamo che il nostro itinerario di viaggio omanita fosse all'insegna dell'improvvisazione,
sia perché il villaggio di Jissah s'affacciava su una
bella baia, che meritava una visita. Eravamo a venti chilometri
dalla capitale, ma a parte un paio di alberghi lussuosi c’erano
solo natura e paesini caratteristici.
Sulla spiaggia erano
ormeggiate diverse barche di pescatori. Ci avvicinammo, curiosi,
sperando che qualcuno volesse portarci a fare un giro in cambio
di pochi rial. Quattro omaniti e due occidentali, intenti
ad armeggiare attorno a una barca, c'invitarono infatti a uscire con loro e accettammo senza esitare.
Partimmo in direzione
est, attraversando un arco naturale nella scogliera, succoso
anticipo di quanto ci aspettava. Ci fermammo a fare un primo
bagno, indossando la maschera. L'acqua era piuttosto calda ed era un piacere nuotare
tra bei pesci colorati lunghi mezzo metro. Uno degli omaniti,
munito di fucile, ne pescò due, oltre a due seppie e a
un'aragosta, nel giro di mezz'ora: era un paradiso per un pescatore.
La nostra vacanza in jeep in Oman si trasformò quel giorno in
un itinerario di viaggio in barca tra isole deserte, scogliere rosse, mare limpido e natura
incontaminata. Tanta goduria, fino a che approdammo
sulla spiaggia deserta di un’isoletta a un chilometro dalla costa. La
mia ragazza e io non eravamo assolutamente pronti a stare fuori
tutto il giorno (avevamo accettato pensando si trattasse di un giretto di un’ora)
quindi scroccammo da mangiare ai due simpatici svizzeri e ai
gentilissimi omaniti.
Questi ultimi
prepararono infatti la brace per cuocere il pesce al cartoccio
e ne venne fuori il miglior "pranzo al sacco"
di sempre: l’aragosta in particolare era un sogno. Tutto a gratis, tra l'altro!
Rientrammo dalla gita
in barca alle 5, quando il sole stava quasi per tramontare.
Riprendemmo la jeep e, stanchi ma felici, ci dirigemmo verso l'Al
Shiraa Apartments Hotel, che avevamo prenotato dall'Italia. Si
trovava nella parte di Muscat denominata Qurm, distante una
trentina di chilometri da Mutrah. La capitale omanita è lunga in
modo insensato.
Sulla strada ci
fermammo in un modernissimo centro commerciale.
All'ipermercato Carrefour comprammo il necessario per
campeggiare nei giorni seguenti.
Il traffico di Muscat
nell'ora di punta ci rallentò parecchio - nella parte
commerciale la città non ha nulla da invidiare alle capitali
europee, sia per i pregi che per i difetti. Guidati in modo
accettabile dal navigatore, giungemmo all'albergo
alle 10 di sera. Era elegante, pulito e, soprattutto, costava
appena 45 euro a notte per una doppia, ma eravamo abbastanza stanchi per dormire ovunque!
Alle 7 del mattino
del giorno seguente passammo a prendere i nostri amici
all'aeroporto, felici di cominciare per davvero il nostro itinerario di viaggio in jeep in Oman
(anche se già il primo giorno era stato meraviglioso). Ci augurammo buon Natale, stipammo la Toyota
Prado all'inverosimile e ci dirigemmo verso l'interno dell'Oman
lungo una strada scialba. Il paesaggio divenne più attraente
quando spuntarono le prime montagne. Nakhl, nostra prima
tappa, ci piacque molto: all'interno di un'oasi ricca di
palme, un bel forte color sabbia svettava sul villaggio
piuttosto povero.
La nostra meta successiva fu lo sterrato che per
70 chilometri percorre il Wadi Bani Auf. Una jeep è
necessaria per questo avventuroso itinerario, anche se il percorso non è
difficile. L'importante è non distrarsi mentre si guida
sull'orlo di un precipizio alto alcune centinaia di metri.
La strada ci portò prima in una splendida valle tra palmeti,
scoscese pareti rocciose di colore rossastro e minuscoli
villaggi abitati soprattutto da capre, poi a risalire il canyon.
Lo sterrato si
concluse in cima a un monte con una bella vista, da cui scendeva
una strada asfaltata molto meno divertente. A metà pomeriggio
iniziammo a cercare un buon punto per il primo campeggio della vacanza. Dopo esserci
avventurati in qualche stradina secondaria, trovammo infine una
zona abbastanza isolata sul fondo di una valle ai piedi del
canyon Wadi Ghul. Era un terreno brullo, tra rocce e
montagne, con poche piante secche che ci fornirono legna a
sufficienza per il falò serale. L'Oman non è certo rigoglioso di
vegetazione, ma si trova quasi sempre qualcosa da bruciare.
Montammo tende e
tavolino, costruimmo un forno con alcune pietre e ci godemmo la
cena con del buon vino
rosso (nell'islamico Oman, lo si puo' acquistare soltanto presso
il duty free dell'aeroporto). La bella vita ha bisogno di poco.
Dopo una buona
dormita, la colazione tra le rocce aveva un ottimo sapore.
Bevevamo tè quando s'avvicinò a noi un uomo col fucile. Era una
spiacevole sorpresa, il fatto che stessimo per morire. In realtà, il cacciatore di volpi,
gentilissimo come gli altri omaniti, c'invitò da lui a bere un
caffè. Smontammo il campeggio e guidammo fino a casa di Ahmed,
un'abitazione indipendente in un paese di sette edifici sparsi
non distante dalle belle case di terra di Al Hamra. Il simpatico Ahmed ci offrì del caffè e dei datteri.
Continuammo il
viaggio nel Wadi Ghul e poi sul Jebel Shams (la montagna
più alta dell'Oman), bei panorami che non ci colpirono comunque
quanto quelli del giorno precedente, forse perché troppo simili.
Pranzammo con riso e
pollo nel bar di una stazione di benzina. Il cibo era decente,
l'igiene scarsa, la location pittoresca. Ci dirigemmo poi verso Nizwa, di cui
esplorammo il centro e il bel forte simile a quello di Nakhl.
Continuammo poi verso Ibra, lungo una strada scorrevole - mai
incontrato traffico eccezion fatta per Muscat - che attraversava
lande desertiche e qualche bella montagna. Volevamo dormire in
albergo, ma l'interno dell'Oman offre poca scelta in quanto a
sistemazioni turistiche. Per fortuna, trovammo due camere al
semplice Ibra Motel: non valevano trenta euro a testa, ma poteva
andare peggio. Ibra, che è alle porte dell'enorme deserto
sabbioso omanita, dà l'idea di una città di frontiera: stazioni
di rifornimento ed edifici moderni alternati a indigenza e
baracche, un mercato piuttosto vivace, in particolare quello di
frutta e verdura, e un certo via vai di jeep. Ha un suo fascino.
Cenammo in abbondanza
e molto bene nel ristorante di fronte all'Ibra Motel: tanti
antipasti di verdure, salse varie, riso, spezie e ottimo kebab
di pollo o agnello. Spendemmo 10 euro a testa, ma solo perché
eravamo affamatissimi.
Il giorno dopo ci
dirigemmo verso le dune delle Al Sharqiya Sands,
una destinazione fondamentale per ogni itinerario di viaggio in Oman.
Il programma era
semplice: sgommare con la jeep a destra e a manca cercando di
non insabbiarsi. Fu un successo. Avemmo la buona idea di
seguire la pista sabbiosa principale, che portava ai campeggi
attrezzati (le indicazioni erano per il "1000 Nights Camp") e
poi, continuando per 200 chilometri in mezzo al deserto, a
Masirah Island e al sud dell'Oman. In questo modo, eravamo
sicuri di poter chiedere aiuto a qualcuno in caso di problemi.
Attraversare tutto il deserto sarebbe stata una grande avventura, ma la nostra vacanza era troppo breve.
Ci accontentammo quindi delle maestose dune di quella piccola parte delle Al Sharqiya Sands.
La sera campeggiammo in mezzo alle dune, lontano da tutti. Una breve camminata ci portò ad ammirare uno strepitoso tramonto.
Facemmo una cena semplice, ma la serata era comunque perfetta, sotto la luna piena
(le torce erano praticamente inutili) e le stelle.
Il mattino dopo partimmo per la tappa successiva del nostro itinerario di viaggio in Oman,
il Wadi Bani Khalid, meta di gite e divertimento
anche per gli omaniti. In mezzo a montagne bianche e rosse e
a folti palmeti, una serie di laghetti creava un bellissimo
ambiente per nuotare o prendere il sole. Pranzammo nel
ristorante che dava direttamente sulle acque verdi del Wadi
spendendo abbastanza poco e mangiando decentemente.
Ripartimmo poi verso
il mare, direzione Ras-Al-Hadd. Il mare si
presentò bianco di schiuma sotto un vento violento. Nella zona a sud di Ras-Al-Hadd la
costa era piatta e sabbiosa, con scialbi villaggi ogni tanto.
C'erano comunque angoli pittoreschi dove barche di pescatori si
stagliavano sullo sfondo delle onde.
Volevamo campeggiare,
ma con quel vento le nostre tende sarebbero volate in
Madagascar. Giunti a Ras-Al-Hadd cercammo dunque un albergo. Il
Turtle Beach Resort teoricamente era lussuoso, ma in pratica
aveva disponibili solo bungalow orribili e troppo costosi.
Trovammo invece posto al Ras-Al-Hadd Beach Hotel, anch'esso
lussuoso ma con un costo accettabile anche se ben di più che nel resto dell'Oman - circa 40 euro a testa
inclusa colazione.
La sera tentammo di
vedere la famosa nascita delle tartarughe sulla spiaggia di
Ras-Al-Jinz. Bisogna obbligatoriamente recarvisi all'interno di
un tour con guida, che consiglio di prenotare in anticipo,
perché noi trovammo posto per pura fortuna. Tuttavia, quella
sera le tartarughe non si fecero vedere, forse a causa del vento
o per puro dispetto nei nostri confronti.
Il giorno seguente
continuammo la vacanza in direzione Muscat, seguendo la
costa. Prima meta, il Wadi Shab. C'era ancora vento, che
per fortuna s'attenuò durante la giornata.
Raggiungemmo il
canyon con la jeep. Subito ci colpì l'imperioso ingresso, col
fiume verde che si gettava in mare tra pareti verticali di
roccia rossa.
Peccato che il ponte della superstrada rovinasse
il panorama. Una barchetta permetteva d'attraversare il fiume
per raggiungere il sentiero che s'inoltrava nel canyon.
Camminammo per tre quarti d'ora tra falesie, palme e acque
limpide, estasiati dal bel paesaggio. Giungemmo infine a una
serie di pozze tra le rocce, dove la gente faceva il bagno.
Prendemmo il sole e nuotammo (l'acqua era calda) fino a
raggiungere uno stretto passaggio sotto la montagna, dove
c'era spazio giusto per mani e testa. Sbucammo quindi in un
laghetto sotterraneo in cui precipitava una piccola cascata: che meravigliosa avventura!
Esplorazione, tuffi,
foto, non ci facemmo mancare nulla. Tornammo poi alla jeep e ci
avventurammo nel vicino Wadi Tiwi, un altro imponente
canyon, di una bellezza meno abbagliante, ma comunque attraente.
La strada impervia, gli enormi massi, le pareti verticali, i
villaggi diroccati con capre e agricoltori avevano infatti un
fascino rustico.
Ripartimmo e proseguendo verso Muscat
arrivammo a campeggiare alle otto di sera su una spiaggia nelle vicinanze delle baie e
calette che avevamo visitato il primo giorno in barca coi
pescatori. Piantammo le tende a due metri dal mare, cenammo, contemplammo l'Oceano
illuminato dalla luna piena e ci addormentammo esausti e felici d'essere in vacanza.
Quando ci svegliammo,
il mattino dopo, fummo felici d'ammirare la lunga spiaggia, la
scogliera da un lato, il mare pulito… se tutti si svegliassero
con un panorama così, ci sarebbe molto meno stress al mondo.
Ci trasferimmo poi in
un'immensa spiaggia nei pressi di As Sifah dopo avere costeggiato splendidi fiordi.
Quindi
cambiammo ancora e tornando verso Muscat trovammo una bellissima
baia, dove dei pescatori per pochi Rial ci offrirono un
passaggio verso una spiaggia ancora più affascinante. Tra una
camminata sugli scogli e un po' di snorkeling notammo coralli,
grossi granchi, pesci colorati e alcune inquietanti stranezze,
ad esempio lunghe catene di molluschi gelatinosi, tipo
piccole meduse, che galleggiavano a mezz'acqua.
Rientrammo alla jeep
che era quasi l'ora del tramonto. Raggiungemmo Muscat e
facemmo un giro nell'animato souk. Evitammo le più evidenti
trappole per turisti ed entrammo invece in un negozietto
appartato per comprare datteri e narghilé per una spesa totale
di dodici euro.
Cenammo piuttosto
bene in un ristorante in bella posizione all'ingresso del souk,
quindi con calma ci dirigemmo verso l'aeroporto. Era la fine del nostro itinerario di viaggio in Oman.
Il rientro si svolse
senza problemi, a parte quello, enorme, che la vacanza era
finita. Quando atterrammo a Genova, eravamo estremamente
soddisfatti del viaggio, ma ci spiaceva non avere allungato maggiormente l'itinerario, vagando a caso tra deserti, canyon e spiagge.
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