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GUIDA TURISTICA DEL PIANETA TERRA: UN'ESILARANTE AVVENTURA DALLA NAMIBIA ALLA LIGURIA
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Alla ricerca della spiaggia perfetta
La Thailandia è ricchissima di spiagge e isole e isolette spettacolari, ma qua presentiamo due destinazioni di mare particolarmente selvagge:
Ko Yao Noi (con la vicina Ko Yao Yai) e le isole Surin. Segue la descrizione del nostro itinerario, con molte foto, tante informazioni e un breve diario di viaggio.
(Per informazioni generali su prezzi, clima, trasporti, ecc, incontrati durante il mio itinerario di viaggio visitate la pagina generale sui viaggi in Thailandia e Laos,
dove troverete anche link alle altre destinazioni, tra cui Bangkok. Invece per info generali ed esaustive
sulla Thailandia cliccate qui).).
Ko Yao Noi e Ko Yao Yai
Ko Yao Noi è una delle isole più grandi della baia di Phang Nga. Lunga una quindicina di chilometri, presenta diverse spiagge,
parecchia giungla, campi coltivati e villaggi non ancora toccati dal turismo. Se nel vostro itinerario di viaggio nel sud della
Thailandia volete evitare gli altri turisti (non per antipatia, eh, semplicemente per viaggiare all'avventura) questo è il posto giusto.
Noi raggiungemmo Ko Yao Noi dall'aeroporto di Krabi: un pullmino ci portò al molo di Tha Len, da dove una barca in legno
salpò per l'isola in mezzo a strane isole rocciose.
Alloggiavamo alla guesthouse Holiday Resort, sulla spiaggia, che aveva anche un bar/ristorante con bei tavoli all'aperto che sapevano di vacanza.
Affittammo un motorino con cui girare l'isola, tra spiagge e giungla. Le guesthouse e i pochi bar (fino a quel momento vuoti, ma probabilmente si sarebbero riempiti
nelle vacanze di Natale) si concentravano nella parte sud-est dell'isola.
Ci accordammo a gesti con un'agenzia per una gita in barca e kayak alle isole nella parte orientale della baia di
Phang Nga. Dopo una cena in un buon ristorantino, andammo a dormire presto - come quasi sempre, nel corso del nostro itinerario di viaggio in Thailandia.
Il mattino ha l'oro in bocca, per il viaggiatore in vena di scoperte.
L'escursioni alle isole della baia di Phang Nga fu solo per noi, a bordo di una barca a coda lunga, su cui
la coppia dell'agenzia caricò una canoa doppia e le pagaie.
I selvaggi isolotti di cui è costellata Phang Nga Bay hanno in genere pareti scoscese su cui si arrampica una vegetazione
lussureggiante e al cui interno si aprono grotte stupefacenti. In alcune grotte i lavoratori thai
si arrampicano con scale di bambù per prendere - pare - i nidi di rondini.
Noi pagaiavamo ammirando spiaggette deserte, scimmie, stalattiti...
Il pezzo forte di questo itinerario in kayak era Ko Hong, con la sua vastissima laguna interna.
L'acqua non era limpidissima, a causa del tipo di fondale quasi fangoso della baia di Phang Nga, ma
le spiagge erano clamorose, e del resto avremmo avuto modo di vedere altro mare cristallino nel corso della vacanza...
In barca percorrevamo i tratti di mare aperto, per il resto giravamo tra le isole in canoa.
Il giorno successivo, col nostro scooter a noleggio, decidemmo di dare un'ulteriore svolta al nostro itinerario di viaggio thailandese.
Ci dirigemmo quindi
al molo coi traghetti per l'isola di Ko Yao Yai. Il traghetto era in realtà una barchetta di legno
su cui a braccia fu caricato lo scooter, col rischio di farlo cadere in mare. Andammo così a Ko Yao Yai.
Ko Yao Yai è più grande, tranquilla e selvaggia di Ko Yao Noi.
La popolazione musulmana voleva stare tranquilla e non aveva permesso lo sviluppo di strutture turistiche.
Sull'isola incontrammo lunghissime spiagge deserte, infiniti archi bianchi che separavano il mare dalla foresta.
I fondali erano spesso bassi e fangosi: paesaggio da dieci e lode, ma acqua non da nuotata nel mare da sogno della Thailandia.
Rientrammo al Ko Yao Noi nel tardo pomeriggio per cenare nella nostra guesthouse, dove mangiammo dell'eccellente granchio accompagnato
dall'immancabile birra Chang, la ventisettesima credo nei primi tre giorni di vacanza.
Sempre con la barca della stessa coppia della gita di due giorni prima, e con un kayak doppio,
andammo all'isola di Ko Panak, nella parte occidentale della baia di Phang Nga. Questo era un paradiso per il canoista.
Lungo l'itinerario vedemmo scogliere, grotte, stalattiti e, soprattutto, gli hong.
Gli hong sono incredibili lagune interne alle isole della baia di Phang Nga.
Al primo che trovammo accedemmo per caso infilandoci in un minuscolo e profondo buco nella scogliera.
Quella laguna interna era circondata da rocce e vegetazione selvaggia. C'eravamo solo noi, che pace assoluta!
Fu uno dei momenti più emozionanti
e avventurosi del viaggio. Dopo esserci goduti l'hong ora decidemmo di tornare al nostro itinerario in canoa.
Ko Panak è piuttosto grande, quindi pagaiammo a lungo. Incontrammo a un certo punto un'altra grotta, con tanto di scimmie.
Qui c'erano dei turisti e fu facile capire che quella grotta era l'ingresso di un ampio e tortuoso tunnel marino naturale,
lungo sicuramente più di 100
metri, che portava a un altro hong. Ovviamente era completamente buio e la torcia frontale era assolutamente necessaria.
Arrivammo così a un altro meraviglioso hong nel mezzo di Ko Panak. Le pareti a picco lasciavano
spazio in qualche punto a una fitta vegetazione. Sull'acqua crescevano le mangrovie.
Al termine di questa nuova avventura continuammo il nostro itinerario canoistico incontrando spiagge deserte e rocce strane
fino a terminare il periplo di Ko Panak e ritrovare la barca. La baia di Phang Nga è l'ideale per una vacanza avventurosa!
Rientrammo quindi a Ko Yao Noi, dove saltammo sulla barca che ci avrebbe
portato a Phuket per la continuazione del nostro itinerario di viaggio tra le isole della Thailandia.
Nai Yang Beach (isola di Phuket)
La nostra permanenza a Phuket si ridusse a due sere e una mattina sulla spiaggia di Nai Yang. Questa è una delle zone
più tranquille dell'isola di Phuket, con pochi ristorantini sulla sabbia, niente locali trasgressivi e
pochi turisti (relativamente al resto di Phuket - tantissimi rispetto a Ko Yao, ovviamente).
Raggiungemmo la spiaggia in minibus (dopo essere arrivati in battello da Ko Yao Noi).
Alloggiammo presso l'hotel Family Houses, un posto tranquillo su una bella spiaggia.
Da lì un tour ci portò in van e battello alle isole Surin, su cui ci fermammo tre giorni (vedi sotto). Tornammo poi al Family Houses
per un'ultima notte a Nay Yang.
Rompere il viaggio a Nai Yang Beach all'interno di una vacanza iperattiva è davvero piacevole.
Nai Yang è una lunga spiaggia dove camminare e fare il bagno. La trovammo praticamente deserta al mattino,
a parte le barche dei pescatori, con cui si può organizzare una gita alla vicina barriera corallina
(ma è meglio allungare il proprio itinerario andando alle isole Surin!).
Alla fine della nostra vacanza tra le isole thailandesi, un taxi
ci portò all'aeroporto di Phuket (vicinissimo a Nai Yang) e volammo verso il Laos, la meta successiva del nostro viaggio.
Isole Surin
Un parco nazionale e un autentico paradiso naturale, l'arcipelago delle isole Surin è accessibile in un'ora e mezzo di battello (veloce).
Noi avevamo prenotato un tour su internet con il Khao Lak Travel Center, una soluzione quasi inevitabile perché tutte le tende
e i pochi bungalow presenti sulle selvagge isole Surin sono gestite dall'ente del Parco, con cui è difficile interagire per un viaggiatore indipendente.
La nostra soluzione (3 giorni e 2 notti in tenda, con attrezzatura da campeggio fornita dal tour operator) ci permise di godere
appieno di queste fantastiche isole, che consiglio assolutamente d'inserire nel vostro itinerario di viaggio
nel sud della Thailandia nonostante siano magari
più scomode di altre destinazioni. Il primo giorno facemmo snorkeling sulla barriera corallina e visitammo un villaggio Moken,
una popolazione nomade di pescatori.
Purtroppo lo tsunami del 2004 rivoluzionò la vita dei
Moken, costretti a vivere in modo più stanziale. Inoltre, in quella vacanza
potemmo ammirare fondali stupendi e coloratissimi, ma anche tanti bianchi coralli spezzati dallo tsunami.
Il tour includeva i pasti nel discreto ristorante del parco nazionale. La sera si stava in spiaggia nella
pace assoluta e si andava a dormire in tenda a un passo dall'acqua.
Il paesaggio, in particolare nelle vicinanze della sede del parco, era stupendo: sabbia bianca, mare cristallino, giungla, qualche varano, uccelli...
insomma, solo natura,
a parte le tende e lo poche strutture in legno. Il nostro terzo giorno di vacanza nell'arcipelago Surin ci offrì la possibilità di fare snorkeling prima
con una tartaruga, poi con degli squali della lunghezza di un metro e mezzo, oltre che con milioni di pesci colorati.
Ritornammo a Nai Yang, a Phuket, la sera del 25 dicembre. Mentre noi ce ne andavamo, il numero di turisti sulle isole Surin aumentava con
tutti i viaggiatori arrivati in Thailandia per le vacanze di Natale.
Un peccato, perché vissuto in pace l'arcipelago delle Surin fu uno dei luoghi più straordinari del nostro itinerario di viaggio.
(Pssst, da qui il viaggio continua in Laos).
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tre settimane in Thailandia e Laos.
Visitate anche le pagine dedicate a
Bangkok e Thailandia centrale e
al viaggio in Laos.
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