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GUIDA TURISTICA DEL PIANETA TERRA: UN'ESILARANTE AVVENTURA DALLA NAMIBIA ALLA LIGURIA
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GUIDA TURISTICA DEL PIANETA TERRA: UN'ESILARANTE AVVENTURA DALLA NAMIBIA ALLA LIGURIA
Ecco alcune foto ed esperienze tratte dal mio itinerario di viaggio in Turchia di qualche anno fa.
Partimmo a giugno, senza sapere quale parte di questo paese tra Europa e Asia
ci avrebbe affascinati maggiormente, e in effetti
scoprimmo che c'era l'imbarazzo della scelta tra itinerari di viaggio culturali, paesaggistici e di mare.
Atterrammo a Istanbul e treno e metropolitana ci portarono comodamente in centro
città, dove avevamo prenotato il nostro albergo
(Sultan's Inn, a due passi dalla Moschea Blu). La camera era
elegante, soprattutto visto il prezzo di 60 euro a notte, e una
bella terrazza sul tetto dell'hotel permetteva d'ammirare un
panorama che andava dal Mar di Marmara alle cupole della Moschea
Blu.
Uscimmo
subito per esplorare l'affascinante città e iniziare ufficialmente la vacanza. Iniziammo coi due
edifici più imponenti e importanti, Hagia Sophia e
Blue Mosque, che meritano tutta la loro fama.
Vagammo poi
per il centro di Istanbul, seguendo mercatini e monumenti fino a
godere di un caloroso tramonto dal Ponte di Galata sull'insenatura del Corno
d'Oro.
La cena ci presentò
gli strepitosi antipasti turchi fatti d'insalate e sapori d'ogni
tipo, a cui facemmo seguire della carne, e il giorno dopo anche la tipica colazione con yogurt e dolciumi ci piacque molto.
Istanbul si affaccia sullo stretto del Bosforo, che collega il Mar di Marmara e il Mar Nero. Con una gita in barca
si possono ammirare anse, ville e castelli. Al ritorno, visitammo
la Torre di Galata e godemmo della sua bella vista sulla città.
Ci fermammo quindi a mangiare ad un tavolino sulla strada di
Nevizade, famosa per la gastronomia, vivace e molto turistica.
Il centro aveva una splendida atmosfera e camminando per le vie della città
ci sentimmo sempre al sicuro.
Il giorno successivo,
dopo un'altra abbondante colazione, il nostro itinerario a Istanbul continuò con la visita al palazzo
Topkapi, grandiosa residenza reale ricca all'inverosimile di ornamenti
e magnificenza.
Trascorremmo buona
parte della giornata nella splendente ex residenza dei sultani.
Visitammo poi l'enorme cisterna romana sotterranea chiamata
Cisterna Basilica. Si tratta di un vasto spazio sotterraneo,
sostenuto da colonne, che quasi due millenni fa riforniva
l'acquedotto. Ancora oggi c'è un mezzo metro d'acqua sul fondo,
in cui vivono numerosi pesci. Un luogo strano, da visitare.
Facemmo un giro per
il souk di Istanbul - un posto tranquillo, privo a mio
avviso della confusione, degli odori e del fascino di altri
mercati asiatici o africani.
La sera, vivemmo una
succulenta serata in un ristorante greco consigliato dalla
Lonely Planet, dove spendemmo 35 euro a testa, in generale troppo per
Istanbul, ma fummo ingozzati di decine e decine di antipasti diversi, uno più saporito e originale dell'altro.
Il 16 giugno avemmo
giusto il tempo per un breve giro nel quartiere sul Mar di
Marmara a sud del nostro albergo. Era una zona meno monumentale
e più povera, ma più rappresentativa della vita turca. Ci
recammo poi all'aeroporto e volammo (con l'aiuto di un aereo
della Turkish Airlines) verso Kayseri e la Cappadocia, meta successiva del nostro itinerario di viaggio in Turchia. A
Kayseri ritirammo la nostra vettura, affittata dalla Hertz a
buon prezzo, ma con la necessaria maggiorazione "one way" perché
avremmo riconsegnato l'auto a Dalaman, sulla costa orientale.
Passare da Istanbul
alla Cappadocia - che significa anche spostarsi dall'Europa all'Asia - fu piuttosto sconvolgente. Niente più traffico
né urbanizzazione, ma una natura priva di logica e buon senso,
con quelle rocce uscite da una favola. C'imbattemmo
nell'affascinante villaggio di Uchisar per poi arrivare a Goreme,
dove si trovava il nostro albergo. Questi paesi costruiti tra
i camini delle fate, o dentro i camini delle fate (che sarebbe
il nome poetico dei pinnacoli di tufo che rendono la Cappadocia
unica al mondo), sono incredibili. Il nostro hotel era una splendida costruzione tra
assurde formazioni rocciose e fummo lieti della scelta.
La sera Goreme era
tranquilla, soprattutto rispetto a Istanbul, e per quanto
turistica conservava un fascino più autentico di quello che
avevamo potuto vedere nel centro della capitale. Anche cenare con un tipico kebab costava poco.
In hotel prenotammo
per il mattino successivo un giro in mongolfiera con la
compagnia Goreme Balloons, un'esperienza imperdibile per una vacanza in Cappadocia,
nonostante il prezzo di 130 euro a testa.
Così, ci
alzammo all'alba, un pullmino ci passò a prendere e ci portò
in una piana ricoperta di centinaia di mongolfiere. La
nostra, mezza gonfia e coloratissima, ci aspettava. Montammo nel
cesto insieme a un'altra decina di persone, quindi la pilota aumentò la fiamma del
bruciatore che gonfiava il pallone e ci librammo in aria.
Fluttuare in aria,
a dieci o a cento metri da terra, spinti dalla sola forza del
vento, è un'esperienza caldamente consigliata a chi non soffra
di vertigini. Il meraviglioso panorama sulla Cappadocia e la
vista di altre decine di mongolfiere in volo rendevano lo
spettacolo ancor più spettacolare.
Il vento
dell'alba ci spinse, come da itinerario previsto, sopra i camini delle
fate, poi nei pressi di Uchisar e su splendide valli.
L'atterraggio della mongolfiera fu divertente: noi turisti stavamo ben rintanati nel cesto mentre questo
sbatteva ripetutamente al suolo, non con troppa violenza ma
nemmeno con leggerezza. Quando finalmente la corsa si fermò,
lasciammo la mongolfiera sballottati ma estremamente soddisfatti
dell'incredibile esperienza. Tutti i tour più interessanti partono all'alba, quindi
la levataccia è consigliata, e poi resta tutta la giornata per esplorare la regione.
Noi ci
dirigemmo verso il
cosiddetto Museo all'Aria Aperta di Goreme, un sito
UNESCO che racchiude alcuni camini delle fate utilizzati nel
Medioevo come Chiese e quindi particolarmente pittoreschi per le
decorazioni interne. Poi camminammo nella Valle dell'Amore (così
chiamata perché le formazioni rocciose sembrano enormi peni) e nella Valle delle Rose,
da cui godemmo del tramonto.
Spendemmo due giorni
e mezzo a zonzo per canyon e pianure, senza dimenticare
paesini caratteristici. Ci spingemmo fino alla città
sotterranea di Kaymakli, davvero stupefacente se non
soffrite di claustrofobia, al bel canyon di Ihlara, ideale per
passeggiare, e al vicino paese di Selime, col suo stupefacente
castello naturale.
Un'auto a noleggio è ovviamente consigliabile
in Cappadocia: un tour ci avrebbe molto limitati come tempi e
spostamenti
Era il momento di continuare il nostro itinerario di viaggio in Turchia. Lasciammo la
Cappadocia e ci dirigemmo in direzione est, su strade poco
trafficate e praticamente prive di turisti. Ci prendemmo la
prima pausa presso il caravanserraglio di Sulthanani, un
imponente edificio nel mezzo del nulla dove una volta si
fermavano a sostare le carovane. Pranzammo per due euro in una
bettola e ripartimmo. Il paesaggio era ora più piatto e monotono,
quindi fummo contenti quando nel tardo pomeriggio arrivammo
presso il bel lago di Egirdir. Decidemmo di dormire
nell'omonima cittadina dopo una discreta e soprattutto economica
cena a base di pesce.
Il giorno successivo,
lungo la strada per il Mare Egeo, ci fermammo a Pamukkale,
molto frequentata dai vacanzieri ma comunque spettacolare per la
sua originalità, con le cascate di calcare bianco che formano
celesti piscine naturali. Nei pressi, rovine greche e romane
completavano il quadro.
Eravamo di passaggio, ma è una tappa assolutamente da aggiungere al proprio itinerario di viaggio, per quanto turistica.
Proseguimmo poi verso
Fethiye passando tra le montagne rocciose ammantate di boschi e macchia
mediterranea. Era quasi il tramonto quando arrivammo in vista
del mare. Trovammo il nostro albergo e ci preparammo per la
prima serata nella cittadina di mare.
Avevamo scelto
Fethiye perché - avevamo letto - più caratteristica e meno
turistica di altre città balneari vicine, come ad esempio Bodrum o la gigantesca Antalya. In effetti, non ci deluse:
c'erano vari turisti, ma non troppa folla, e i ristoranti all'aperto e la vivacità del
centro ci lasciarono soddisfatti.
Dedicammo il primo
giorno sul mare a una gita in battello tra le isole antistanti
Fethiye: acqua limpida, baie affascinanti. Ci fu offerto un buon
pranzo di pesce freschissimo. Nel tardo pomeriggio, un giretto
in città ci portò alle tombe monumentali costruite subito alle
spalle dell'abitato.
Il giorno successivo, invece, esplorammo la
costa, prima la
spiaggia di Oludeniz - bella, ma troppo turistica - quindi
una vista della valle delle Farfalle, che è un profondo canyon che arriva al mare, infine
relax sulla spiaggia di Patara, che è lunga chilometri e per questo mai affollata, e che fu l'ultima meta del nostro itinerario di viaggio in Turchia.
Con un'altra ottima
cena a Fethiye trascorremmo infatti la nostra ultima serata turca. Il
giorno dopo riconsegnammo l'auto al Dalaman Airport (nessuno
ci spiegò a chi consegnarla, fastidioso disservizio che
risolvemmo lasciando la vettura in un parcheggio con le chiavi
nel cruscotto), prendemmo un volo per Istanbul e da qui l'aereo
del ritorno per Genova.
E così, ancora una
volta, il viaggio finì, ma bisogna ammettere c'è di peggio, nella vita: ad esempio,
non essere mai partiti!
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