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Perché andare?
L'Egitto affascina per la natura e per la storia, senza contare
il clima ideale per chi voglia sfuggire ad inverni piovosi.
Prima di partire, meglio cercare informazioni sulla situazione socio-politica
del Paese, per muoversi senza preoccupazioni. Una vacanza nel
mezzo della guerra civile è un’esperienza unica, ma
eccessivamente stupida.
Quando andare? Ovviamente bisogna evitare i mesi troppo caldi! Dall'autunno
all'inizio della primavera è il periodo ideale. Anche a Natale
20-25 gradi di massima sono la norma.
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cercare e prenotare a questo link.
Quanto costa? Le
agenzie possono proporvi costosi tour, ma in generale non c'è
alcun bisogno di buttare via dei soldi: dai taxi ai ristoranti
fino agli hotel (non di lusso), tutto è molto economico in
Egitto.
Tenete a mente che nel quanto costa io tengo
conto di tutto il viaggio... dal mezzo per l'aeroporto di partenza alla bibita passando per pasti e souvenir.
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Dove andare? Questo itinerario di viaggio in Egitto comprende Luxor,
la città dei templi, il deserto, in particolare il White Desert
con le sue assurde formazioni rocciose, e Il Cairo e le piramidi.
Altre destinazioni? Sono consigliate diverse mete oltre a quelle già menzionate: in
primo luogo il Sinai e il Mar Rosso (dove svolgere ogni tipo di
attività sul, e sotto il, mare)... un itinerario di viaggio molto turistico, quest'ultimo, ma comunque notevole.
In vista delle
vacanze di Natale, fui colpito dall'idea di visitare
l'Egitto. Tale desiderio di viaggio non era nato pensando alle piramidi o
al Mar Rosso, bensì trovando per caso, su internet, una foto del
Deserto Bianco. Era un luogo troppo assurdo per non correre a
visitarlo.
Prima di partire, prenotammo un volo A/R dal Cairo a Luxor,
un B&B nella città dei templi e la gita di tre giorni nel
deserto (quest'ultima tramite l'agenzia di viaggio locale Select Egypt, trovata su
internet: non sembrava per nulla affidabile, ma il prezzo molto
basso ci convinse).
Come da itinerario programmato,
dunque, il 23 dicembre Alitalia prima ed Egypt Air poi ci
portarono a Luxor.
Il ritorno
all'albergo fu un segno dell'efficiente sistema tipico dell'Egitto (e di altri paesi arabi) di accordi,
amicizie e bakshish (mance) tra egiziani e turisti: traghettatore e tassista erano sempre pronti ad accompagnarci.
Comunque, arrivammo all'oasi
di Baharyia verso l'ora di pranzo. Fu stupefacente vedere
sorgere i palmeti e le case all'improvviso, in mezzo a quel
piatto nulla sabbioso.
La mia ragazza,
la nostra guida e io montammo su una bella Toyota 4x4 al cui volante
c'era un autista molto simpatico e vagamente pazzo. Partimmo
così per il nostro itinerario di viaggio nel deserto egiziano, non più il monotono piattume
visto nella mattinata, ma un affascinante alternarsi di colori,
rocce, colline e dune.
A qualche centinaio
di metri da noi era stato costruito un altro campeggio mobile
per gli occupanti di tre o quattro jeep. Li raggiungemmo e trascorremmo
una stupenda serata sotto le stelle.
Uscimmo per cena,
trovando un ristorantino non male nei pressi della gigantesca
piazza Tahrir. La città ci pareva sicura, vivace, attraente.
Vedemmo anche la Sfinge, che invece non ci stupì
per colpa delle sue dimensioni ridotte.
Nel pomeriggio si
concluse la gita. Vagammo allora da soli per il centro de Il
Cairo, dove divenni un amante della bakhlava (un insieme
di miele, noci e altre bontà). Mostrando il passaporto potemmo
poi entrare nel complesso di edifici del consolato italiano, al
cui interno c’era un ristorante che serviva pizza, pastasciutte
e altri piatti tipici del Bel Paese.
Dedicammo il nostro
ultimo giorno di vacanza alla visita del centro de Il Cairo.
Passeggiammo per il vivace souk, fermandoci a pranzo
presso un baretto con due tavolini all’aperto dove servivano ottimi falafel
(polpettine di farina di ceci).
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