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GUIDA TURISTICA DEL PIANETA TERRA: UN'ESILARANTE AVVENTURA DALLA NAMIBIA ALLA LIGURIA
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GUIDA TURISTICA DEL PIANETA TERRA: UN'ESILARANTE AVVENTURA DALLA NAMIBIA ALLA LIGURIA
Perché andare?
L'Egitto affascina per la natura e per la storia, senza contare
il clima ideale per chi voglia sfuggire ad inverni piovosi.
Prima di partire, meglio cercare informazioni sulla situazione socio-politica
del Paese, per muoversi senza preoccupazioni. Una vacanza nel
mezzo della guerra civile è un’esperienza unica, ma
eccessivamente stupida.
Quando andare? Ovviamente bisogna evitare i mesi troppo caldi! Dall'autunno
all'inizio della primavera è il periodo ideale. Anche a Natale
20-25 gradi di massima sono la norma.
Come muoversi? Un volo
interno tra Il Cairo e Luxor, un'auto con autista e guida per le
gite "fuoriporta", i taxi in città. L'affitto di un taxi per
l'intera giornata può costare venti euro: se si divide è la
soluzione più comoda ed economica.
Per noleggiare qui un'auto ai prezzi migliori per il vostro itinerario di viaggio consiglio assolutamente di
cercare e prenotare a questo link.
Quanto costa? Le
agenzie possono proporvi costosi tour, ma in generale non c'è
alcun bisogno di buttare via dei soldi: dai taxi ai ristoranti
fino agli hotel (non di lusso), tutto è molto economico in
Egitto.
Tenete a mente che nel quanto costa io tengo
conto di tutto il viaggio... dal mezzo per l'aeroporto di partenza alla bibita passando per pasti e souvenir.
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Dove andare? Questo itinerario di viaggio in Egitto comprende Luxor,
la città dei templi, il deserto, in particolare il White Desert
con le sue assurde formazioni rocciose, e Il Cairo e le piramidi.
Altre destinazioni? Sono consigliate diverse mete oltre a quelle già menzionate: in
primo luogo il Sinai e il Mar Rosso (dove svolgere ogni tipo di
attività sul, e sotto il, mare)... un itinerario di viaggio molto turistico, quest'ultimo, ma comunque notevole.
In vista delle
vacanze di Natale, fui colpito dall'idea di visitare
l'Egitto. Tale desiderio di viaggio non era nato pensando alle piramidi o
al Mar Rosso, bensì trovando per caso, su internet, una foto del
Deserto Bianco. Era un luogo troppo assurdo per non correre a
visitarlo.
Prima di partire, prenotammo un volo A/R dal Cairo a Luxor,
un B&B nella città dei templi e la gita di tre giorni nel
deserto (quest'ultima tramite l'agenzia di viaggio locale Select Egypt, trovata su
internet: non sembrava per nulla affidabile, ma il prezzo molto
basso ci convinse).
Come da itinerario programmato,
dunque, il 23 dicembre Alitalia prima ed Egypt Air poi ci
portarono a Luxor.
Cenammo in albergo (il Beit Sabee, una doppia
40 euro a notte) e andammo a dormire. La colazione sulla
terrazza della guesthouse era scarna ma permetteva d'ammirare le spettacolari montagne rosse attorno a Luxor.
Ci venne a prendere
il nostro tassista/guida per la giornata (che pagammo 50 euro a testa inclusi tutti i biglietti
e il pranzo, ma forse avremmo potuto trattare per qualcosa meno).
Quel giro turistico ci portò a Medinat Habu, ai famosi templi di
Karnak e di Luxor, alla Valle dei Re.
Un itinerario di viaggio in cui l'imponenza degli edifici
e delle colonne si mescolava a quella del paesaggio, rendendo i
panorami strabilianti. Anche il pranzo tipico fu saporitissimo.
La sera facemmo una passeggiata nel centro di Luxor, che raggiungemmo grazie a un taxi e a un traghettatore che ci fece
attraversare il Nilo (in tutto per 3 euro).
Fu splendido il tramonto sul Nilo e succulenta la cena sul fiume.
Girammo per la città,
osservando con interesse quel mix d'enormi monumenti millenari,
moderne strutture turistiche e catapecchie sfasciate.
Il ritorno
all'albergo fu un segno dell'efficiente sistema tipico dell'Egitto (e di altri paesi arabi) di accordi,
amicizie e bakshish (mance) tra egiziani e turisti: traghettatore e tassista erano sempre pronti ad accompagnarci.
All'alba del giorno
dopo il nostro tassista di fiducia ci portò all'aeroporto da cui
volammo a Il Cairo per continuare il nostro itinerario di viaggio in Egitto. Agli arrivi c'era ad accoglierci un
tizio losco con un cartello con scritto il mio nome. Non parlava una parola d'inglese. Del resto, avevamo pagato quei
tre giorni di tour 140 euro a testa, inclusi dormire, mangiare,
bere, autista, guida, jeep, ingressi ai parchi, ecc... davvero
troppo poco per essere vero, persino per un viaggio low cost in Egitto.
Comunque, arrivammo all'oasi
di Baharyia verso l'ora di pranzo. Fu stupefacente vedere
sorgere i palmeti e le case all'improvviso, in mezzo a quel
piatto nulla sabbioso.
La cittadina di Baharyia era polverosa e sembrava
cadere a pezzi, ma affascinava. L'autista silenzioso ci "rilasciò"
in un bell'albergo in cui altri turisti attendevano di partire
per il Deserto Bianco.
La mia ragazza,
la nostra guida e io montammo su una bella Toyota 4x4 al cui volante
c'era un autista molto simpatico e vagamente pazzo. Partimmo
così per il nostro itinerario di viaggio nel deserto egiziano, non più il monotono piattume
visto nella mattinata, ma un affascinante alternarsi di colori,
rocce, colline e dune.
Ci fermammo in una zona di terreno scuro
(il Black Desert), quindi su una lunga duna sabbiosa, per poi proseguire nell'itinerario
attraverso le straordinarie Akabat Mountains.
I due beduini
andavano matti per due cose (come tanti altri in Egitto): il tè, che riempivano di zucchero,
e la shisha, cioè la pipa ad acqua con cui fumavano il tabacco.
Arrivammo al buio in
mezzo al Deserto Bianco, dove i beduini allestirono un
campeggio e iniziarono a cucinare.
A qualche centinaio
di metri da noi era stato costruito un altro campeggio mobile
per gli occupanti di tre o quattro jeep. Li raggiungemmo e trascorremmo
una stupenda serata sotto le stelle.
Dopo una bella
dormita nei sacchi a pelo (la temperatura di notte scese
sicuramente sotto i 10 gradi) ci svegliammo all'alba per
ammirare finalmente lo spettacolare Deserto Bianco alla luce del
sole, con quelle incredibili formazioni calcaree.
Ripartimmo poi con la jeep e continuammo a muoverci lungo itinerari
fuori strada tra paesaggi spettacolari. Pranzammo sotto
l’ombra degli alberi di una piccola oasi (le uniche piante
nell'arco di chilometri).
Il giorno dopo, l'avventuroso itinerario di viaggio in jeep continuò.
L'autista guidava a cento
all'ora in mezzo al deserto tra dune di sabbia e strane formazioni rocciose.
Vedemmo anche dei tipici cammelli.
Tornammo infine a
Baharyia, dove un altro
autista ci caricò sul suo pullmino che ci portò a Il Cairo,
in centro, dove avevamo prenotato una camera privata in un
ostello.
Uscimmo per cena,
trovando un ristorantino non male nei pressi della gigantesca
piazza Tahrir. La città ci pareva sicura, vivace, attraente.
Il mattino successivo
noleggiammo per venti euro un taxi per la giornata, contattato
dall’ostello. L’autista parlava italiano e provava a propinarci negozietti di souvenir, finché ci portò
alla periferia de Il Cairo, dove si trovava l’ingresso del
principale sito delle Piramidi, quello di Giza. Qui
noleggiammo un dromedario, su cui salimmo in due, e accompagnati
dal cammelliere vagammo tra i famosi monumenti tombali dei
faraoni.
Le Piramidi si trovano nel deserto, ma a poche centinaia di metri dai più
brutti condomini de Il Cairo; vederle comunque è davvero emozionante, si tratta d’edifici assurdi e giganteschi.
Vedemmo anche la Sfinge, che invece non ci stupì
per colpa delle sue dimensioni ridotte.
Oltre alle
Piramidi di Giza c’erano siti simili poco lontani da Il
Cairo, luoghi quasi altrettanto imponenti in mezzo al deserto. Così, il nostro autista
ci propose un itinerario di viaggio tra le Piramidi d'Egitto che
ci portò a Saqqara e a Dahshur. In quest’ultimo
sito potemmo salire i gradoni della Piramide Rossa di Snefru e
da qui entrare dentro il cuore della piramide, attraverso una
stretta e ripida discesa. Non si vedeva niente, ma si poteva
immaginare che quella fosse la camera tombale, vecchia di 3000 anni.
Nel pomeriggio si
concluse la gita. Vagammo allora da soli per il centro de Il
Cairo, dove divenni un amante della bakhlava (un insieme
di miele, noci e altre bontà). Mostrando il passaporto potemmo
poi entrare nel complesso di edifici del consolato italiano, al
cui interno c’era un ristorante che serviva pizza, pastasciutte
e altri piatti tipici del Bel Paese.
Dedicammo il nostro
ultimo giorno di vacanza alla visita del centro de Il Cairo.
Passeggiammo per il vivace souk, fermandoci a pranzo
presso un baretto con due tavolini all’aperto dove servivano ottimi falafel
(polpettine di farina di ceci).
A parte il traffico
insensato, camminare per Il Cairo, nel centro
monumentale, tra vicoli e moschee, era davvero affascinante.
A cena ci concedemmo
gli ultimi piatti tipici arabi, perché il mattino dopo
ritornammo all’aeroporto e in Italia, sentendo già nostalgia per l'epico e soleggiato Egitto.
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