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GUIDA TURISTICA DEL PIANETA TERRA: UN'ESILARANTE AVVENTURA DALLA NAMIBIA ALLA LIGURIA
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GUIDA TURISTICA DEL PIANETA TERRA: UN'ESILARANTE AVVENTURA DALLA NAMIBIA ALLA LIGURIA
Il Cile Centrale non dev'essere trascurato: molti viaggiatori si concentrano su vacanze
nell'altopiano di Atacama e in Patagonia, ma anche in questa parte del Cile ci sono località davvero uniche.
Se non le avete ancora lette, date un'occhiate alle informazioni di viaggio e alla mappa
dell'itinerario completo in Cile e Argentina qui: www.wildtrips.net/cile-argentina.htm.
Qua sotto trovate una lunga serie di foto intervallata all'appassionante diario di viaggio.
Inoltre, potete trovare informazioni di dettaglio molto complete sui viaggi in Cile, destinazioni, gastronomia, eventi, storia ecc qui.
L'obiettivo del nostro itinerario di viaggio in Cile era trovare
paesaggi incredibili, fauna tipica, sentieri spettacolari, persone cordialissime e frutti di mare freschi... e andò proprio così!
Partimmo il 14 dicembre dall’Italia con un volo A/R Milano-Santiago (via Miami) a “soli” 850 euro a testa. Atterrammo nella capitale
cilena il 15 mattina alle 7 – se i voli lunghi vi spazientiscono cambiate idea sul vostro viaggio in Cile,
o, come minimo, accettate di spendere di più e cercate un volo diretto dall’Europa. Ritirammo l’auto a
noleggio, prenotata dall’Italia con la cortese compagnia locale Chilean Rent a Car attraverso il motore di
ricerca Auto Europe, che pagammo 800 euro per 17 giorni). Lo dico per informare eventuali viaggiatori sui prezzi del Cile, non per
avarizia, eh!
Si trattava di un pick-up Nissan Terrano a quattro porte: una “camioneta”, come è chiamata in Cile, ideale
per gli itinerari di viaggio sugli sterrati andini.
All’ipermercato Lider vicino all'aeroporto comprammo delle attrezzatura da campeggio.
Ripartimmo direzione nord lungo la Panamericana che era qui una comoda autostrada.
Procedendo verso settentrione la vegetazione diveniva sempre più rada.
Facemmo una pausa su un bel tratto di costa caratterizzato da un arco di sabbia lungo
chilometri e da ondulate dune sabbiose che arrivavano sull'Oceano Pacifico.
Ci rimettemmo in marcia e arrivammo a Coquimbo e La Serena, popolose e trafficate città, con pochi turisti stranieri. Noi svoltammo verso
l’interno, direzione Valle dell’Elqui, prima destinazione del nostro itinerario di viaggio in Cile. C'erano vigneti
e montagne rossastre su cui crescevano soltanto
cactus. Ci fermammo nel caratteristico paese di Vicuna.
Continuammo poi fino a Pisco Elqui, dove trovammo un alberghetto.
In un bar assaggiammo il vino rosso locale e il famoso Pisco Sour,
cocktail prodotto con il Pisco, il superalcolico locale, e ci sentimmo felicemente in vacanza.
Accompagnammo i bicchieri con una “tabla”, cioè un ricco
piatto di assaggi, con tanto di carne grigliata. Spendemmo circa 35000 pesos cileni (più o meno 45 euro) per la
camera doppia e 6000 a testa per mangiare e alcolizzarci.
Il mattino seguente riprendemmo l’esplorazione della bella valle dell’Elqui.
Il primo grande obiettivo della nostra vacanza era San Pedro de Atacama, che distava ancora 1200 chilometri.
Guidammo a lungo, in un paesaggio che diveniva sempre più desertico, avvicinandoci alla meta.
Arrivammo la sera nelle località balneari a nord
di Caldera, che però erano solo dei disordinati accrocchi di baracche abbandonate, così
ci fermammo così in una bettola per camionisti, dove mangiammo
pesce per 5 euro (ci presentarono un quintale di frutti di mare stracotti e poco saporiti) e dove dormimmo per 12 euro a testa. La pulizia
lasciava a desiderare.
Il giorno dopo, la costa era avvolta dalla foschia. Così, abbandonammo l’idea di visitare il Parque Pan de Azucar
e decidemmo di fare l’ultima tirata in auto verso San Pedro de Atacama.
La Panamericana, dritta e vuota, attraversava un piatto deserto intervallato a spoglie
colline arancioni e rosse che variavano un po' il paesaggio. Facemmo tappa a Baquedano, dove
c'era una affascinante stazione ferroviaria in disuso, coi binari insabbiati.
Da qui arrivammo a San Pedro de Atacama, dove trascorremmo una settimana strepitosa, visitando
luoghi incredibili e indimenticabili, descritti qui:
diario di viaggio nel deserto di Atacama.
Terminata la settimana descritta a tale link, quasi una vacanza a sé che vi consiglio di leggere perché emozionantissima,
il nostro improvvisatissimo itinerario di viaggio ci portò ad
Antofagasta, grande città portuale dove camminammo per un paio d’ore tra le vie del centro e il pittoresco mercato del pesce
sull'Oceano Pacifico.
Ricominciammo a macinare chilometri, lungo la costa, fino ad arrivare a Taltal, località di villeggiatura sul
mare poco frequentata dai turisti stranieri. Posto carino, non eccezionale.
Continuando il nostro itinerario di viaggio verso sud lungo l’Oceano Pacifico (evitando la Panamericana percorsa all’andata),
arrivammo il giorno dopo al Parque Pan de Azucar.
Camminammo lungo la spiaggia, tra imponenti roccioni grigi, per poi organizzare una gita
in barca alla ricerca dei pinguini di Humboldt che alloggiavano sugli scogli circostanti. Si trattava di radunare
un numero sufficiente di turisti e contattare un pescatore del posto. La spesa era di 6000 pesos a testa
una volta raggiunto il numero giusto di persone, e, per fortuna, dei 20 visitatori che c’erano in tutto
il parco, 12 volevano andare dai pinguini di Humboldt, che potemmo così ammirare insieme a
tantissimi pellicani e numerosi leoni marini.
Poi, in camioneta, andammo a visitare il Mirador, il punto panoramico più spettacolare del
Pan de Azucar. Da Caleta de Azucar guidammo per pochi chilometri, prima sulla strada principale e
poi su uno sterrato. Camminammo poi tra colline ocra cosparse
di migliaia di cactus e arrivammo così al Mirador, una terrazza a picco sul mare che offriva un
panorama mozzafiato.
A Caleta de Azucar si può campeggiare sulla spiaggia... non male!!
Il mattino dopo abbandomma la costa invasa dalla foschia e decidemmo di guidare verso
l’interno del Cile, attraversando villaggi e paesaggi sempre più incredibili.
La nostra meta era il Parco Nevado de
Tres Cruces, nelle Ande.
Eravamo in luoghi immensi e isolati, dove passavano pochi turisti e il viaggio era quasi una spedizione.
Con la camioneta c’inerpicammo fino a oltre quota 4000, alla Laguna Verde.
Qui c'erano delle sorgenti d’acqua calda naturali, con l'unica vasca spaziosa all’interno di uno
spartano rifugio sulle rive del lago, dove veniva convogliato uno di questi ruscelli d’acqua sulfurea.
Questo rifugio sulla Laguna Verde era il punto di partenza
per scalare il monte più alto del Cile nonché il vulcano più alto al mondo,
l’Ojos del Salado. Un'impresa non difficile tecnicamente, ma dura fisicamente.
Visitata la zona, riprendemmo l’auto e tornammo indietro, verso la Laguna Santa Rosa, uno
spettacolare specchio d’acqua rifletteva le montagne ed era popolato
di fenicotteri rosa.
Inoltre, qui c’era uno spartano rifugio in legno panoramicamente posizionato sulle
rive del Salar, completamente vuoto, dove decidemmo d'infilarci e dormire.
La temperatura di notte scese sotto zero.
Attorno alla laguna c'era una vasta e bianchissima distesa di sale.
Riprendemmo il nostro itinerario di viaggio in direzione Copiapo, su una strada diversa da quella dell’andata,
ma altrettanto suggestiva, con montagne sabbiose ed
enormi dune grigie con riflessi verdi e gialli.
Giungemmo nel
pomeriggio a Bahia Inglesa, località di mare descritta molto positivamente sulla Lonely Planet,
ma che in realtà è giusto carina, niente di speciale per noi europei. Dopo tanti luoghi poco
turistici, qua trovammo diversi hotel e appartamenti ben tenuti, e anche
vari bar e ristoranti che offrono pesce e birre, con stile molto all'inglese.
Continuammo verso sud in una giornata nebbiosa (tipico sulla costa a fine dicembre)
e dormimmo in un B&B a sud di La Serena.
A nord di Vina del Mar visitammo Papudo e a Vina finalmente
la foschia si levò.
C'erano grattacieli sulla spiaggia e migliaia di gabbiani e pellicani
e foche in mare.
Arrivammo nel primo pomeriggio a Valparaiso, probabilmente la città più interessante del nostro itinerario di viaggio in Cile.
Ci buttammo in centro, sulle colline, tra stradine strette,
casette colorate e bellissime viste. Qui la camioneta era un ingombro, ma, fortunosamente, trovammo
una conveniente doppia in un ostello e un comodo parcheggio lungo la strada.
Eravamo sul Cerro Concepcion, il più pittoresco e turistico.
Il centro di Valparaiso è un’opera d’arte (come confermato
dall’Unesco, e se lo dice lei…). Camminammo per il Cerro Concepcion, il Cerro Alegre e il Cerro Carcel
e ci fermammo spesso ad ammirare edifici, murales e panorami sulle case ammucchiate che digradavano
dalle colline verso il mare.
Valparaiso è una grande città piena di ottimi ristoranti.
Il giorno dopo decidemmo di visitare Pomaire, un paesino caratteristico nella campagna attorno a Santiago,
dove c’erano prodotti artigianali di terracotta a buon prezzo (io comprai un bel maialino salvadanaio,
grosso come una palla, a 1500 pesos, uno dei più costosi dei 6 o 7 souvenir comprati nella mia vita) e ottimi ristoranti. Pranzammo con quintali di carne e ci portammo
via gli avanzi.
Da Pomaire il nostro improvvisato itinerario di viaggio ci portò nel Cajon del Maipo, una suggestiva
valle percorsa dove vanno spesso in gita gli abitanti di Santiago in vacanza.
Era quindi ben organizzata per il turismo, con rafting, equitazione, eccetera.
Visitammo San Josè del Maipo dove c’era
l’ufficio informazioni dove ci furono consigliate alcune mete. Alla fine
percorremmo in auto tutta la valle, addentrandoci tra montagne dalle cime innevate.
Incontrammo prima delle terme dall’acqua rossastra, poi, in cime alla valle, le spettacolari terme
Valle de Colina.
Quelle pozze ricordavano lontanamente quelle di Pamukkale. Eravamo
stupiti di come sulla Lonely Planet tale attrazione fosse appena menzionata: in realtà, meritava molto più
di tutte le altre terme descritte gioiosamente dalla guida, almeno per la parte di Cile da noi visitata
(quelle di Puritama erano belle, ma non come queste, e più costose e fredde; alla Laguna Verde
c’era giusto una pozza; e a Socos, a sud de La Serena, soltanto delle vasche da bagno in un hotel!).
Le Termas de Colina avevano acque calde naturali tra i 60 gradi (in altro) e i 24 gradi (nelle piscine in basso).
Erano ricche di minerali e vicino ai laghetti si poteva montare la tenda.
C'eravamo solo noi. Dopo cena, altro bagno riscaldante e andammo a dormire.
Il giorno dopo, incerti se fare trekking lungo il Cajon del Maipo o in una valle secondaria, decidemmo alla fine di fare una gita di due
ore a cavallo, partendo dalla località di San Alfonso, nel parco naturale Cascada de las Animas.
Preceduti dalla guida, percorremmo un ripido sentiero che ci portò a godere di bei panorami
sulla valle e sulla particolare vegetazione.
La sera andammo a dormire in un motel a ore vicino all'aeroporto (l'unico posto economico nei dintorni)
e riconsegnammo la camioneta a Chilean Rent a Car, all’aeroporto di Santiago, con un brivido di nostalgia
dopo i 6000 chilometri percorsi assieme, quindi volammo a Punta Arenas, in Patagonia.
Per continuare l'itinerario in ordine cronologico, cliccate qui per
il diario del viaggio in Patagonia.
Per tornare all'itinerario nel Cile centrale, invece, il 7 gennaio, all’alba, lasciammo la Patagonia e
volammo da Punta Arenas a Santiago (non sbattendo forte le braccia, in aereo intendo).
Prendemmo il bus che per pochi soldi ci portò a una stazione della metropolitana, da cui, in poche fermate, arrivammo nel
ricco e ben tenuto centro della capitale cilena. Vagammo per le vie pedonali fino ad arrivare al mercato
del pesce, che non era caratteristico quanto quello di Antofagasta né altrettanto economico, ma comunque
meritevole di una visita.
Dopo esserci ingozzati di frutti di mare, arrivammo alla partenza della funivia che portava al punto panoramico sul
Cerro Concepcion. Siccome c’era coda e nonostante il caldo, camminammo fino alla cima, da cui lo sguardo
spaziava dalla città alle Ande, attraverso lo smog.
Scendemmo e nel vivace quartiere sottostante, dopo avere esplorato la zona, ci sedemmo al bar, a un
tavolino sulla strada: un litro di birra Escudo ci costò 1300 pesos! Prezzaccio!
Mangiammo una tabla, camminammo per il centro, riprendemmo la metro e quindi il bus. Era sera quando montammo sull’aereo
dell’American Airlines che con scali negli USA e a Londra ci riportò in Italia.
Era la fine di un viaggio strepitoso: nel cuore, avevamo i colori e i paesaggi del meraviglioso Cile... e li ho ancora adesso, che ricordi!
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